L’umanesimo estinto dell’uomo senza Dio

Michelangelo - Creazione di Adamo (Cappella sistina)
“La creazione di Adamo” opera di Michelangelo Buonarroti, Cappella Sistina

Da troppo tempo il pensiero filosofico esclude dalla speculazione ogni valutazione sull’origine dell’universo come atto creativo Questo impedisce di fatto ogni approccio all’ambiente come dono di cui è possibile fruire con rispetto e promuove forme di sfruttamento tecnicistico e utilitaristico

di Vittorio Possenti

Il pensiero contemporaneo e la filosofia italiana si indirizzano tuttora fortemente verso il mondo umano e le scienze dell’uomo: verso l’etica, la politica, il diritto, l’economia. La cosa non dispiace, eppure questo grande movimento lascia a lato la questione dell’essere e la ricerca di un senso ultimo, ritenendo che la realtà più reale di altre sia la storia. Siamo dinanzi a una filosofia antropocentrica che in genere non guarda oltre l’uomo e il suo mondo storico, secondo un indirizzo che potremmo chiamare illuministico e storicistico, poiché l’illuminismo e lo storicismo di un tempo avevano cercato una concentrazione sulla umanità occidentale equiparata alla totalità. Peraltro l’antropocentrismo si rivela inadatto a render conto dell’intero e anzi compie una secca operazione di chiusura, di cui è segno l’estrema scarsità di riflessione sulla creazione quale prima rivelazione divina all’uomo. Tra i compiti della filosofia vi è quello di educare l’essere umano a un atteggiamento di fruizione, compresa la contemplazione o esperienza del bello, al posto dell’atteggiamento utilitaristico di dominio e di sfruttamento. Diventa ancor più urgente recuperare il senso del creato come massimo dono di Dio, mentre l’uomo contemporaneo vede solo ciò che egli ha prodotto. L’uomo percepisce che tutto quello che lo circonda è stato fatto da lui, e pertanto si ritiene al principio di tutto, viceversa la fede gli dice che tutto viene da Dio. Di ciò si era accorto Hegel oltre due secoli fa. Benedetto XVI nel Discorso al Reichstag (Berlino, 22 settembre 2011) ha espresso perfettamente la situazione dicotomica in cui versiamo: «La ragione positivista, che si presenta in modo esclusivista e non è in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato senza finestre, in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio. E tuttavia non possiamo illuderci che in tale mondo autocostruito attingiamo in segreto ugualmente alle “risorse” di Dio, che trasformiamo in prodotti nostri. Bisogna tornare a spalancare le finestre, dobbiamo vedere di nuovo la vastità del mondo, il cielo e la terra e imparare a usare tutto questo in modo giusto». Aderire alla verità della creazione come dono divino favorisce il distacco da una concezione prometeica dell’uomo e tecnica della natura come serbatoio da sfruttare. Si deve con rammarico riconoscere che il senso autentico della creazione del cosmo e della creatura spirituale è da tempo assai evanescente nella cultura, nella scienza e in certo modo anche nella teologia: se vi è un terreno bisognoso di un vigoroso lavoro filosofico e teologico è proprio questo. La triade “Dio-uomo-mondo” in cui si racchiude il nostro destino, si è ridotta nella modernità avanzata al solo secondo termine, nel segno dell’antropocentrismo segnalato; e solo da poco si avverte un qualche recupero del nesso uomo-cosmo e uomo-terra, sotto la spinta delle scoperte fisiche e cosmologiche. Positivismo, nichilismo, tecnicismo, antropocentrismo, scientismo hanno in vario modo cancellato la creazione e la presenza di Dio in essa. Ciò comporta un impoverimento della stessa nozione di Dio. La crisi ecologica ripropone la necessità di indagare i nessi tra l’uomo, la sfera della vita e Dio creatore. L’enciclica Laudato si’ apre nuovi spazi e richiama filosofi e teologi a riprendere la riflessione sulla creazione e sul rapporto tra Dio e il mondo. L’apporto maggiore di Tommaso d’Aquino alla questione cosmologica e creazionistica è l’idea metafisica e non fisica di creazione, mentre nel contesto culturale contemporaneo la cosmologia (filosofica e scientifica) non riescono a evadere dall’ambito della fisica: si cerca una spiegazione fisica a un problema che a tale livello non ne ha. Dottrine sull’inizio e ontologie della libertà, che pur cercano di evadere dall’empirico, non sembrano a misura di questo tema vitale. Intanto influisce negativamente la filosofia ricavata dal darwinismo, che rimane il punto di riferimento di tanti scienziati e di non pochi filosofi. Secondo J. Rachels «il darwinismo conduce inevitabilmente all’abbandono della dottrina della dignità umana e alla sua sostituzione con un genere differente di etica», in cui gli esseri umani e gli altri animali non appartengano a categorie morali differenti. Secondo Rachels la teoria darwiniana presa sul serio rende irragionevole la tesi dell’uomo fatto a immagine di Dio, e conduce al rifiuto dell’assunto che l’essere umano sia l’unico ragionevole. Dunque non vi sono veri motivi per sostenere la speciale dignità dell’uomo e perciò l’umanesimo. Nell’intento di Rachels di mettere da parte la dottrina della dignità dell’uomo, si legge anche la volontà di escludere ogni riferimento alla creazione: il titolo del volume Creati dagli animali (1996), non dunque da Dio, è esplicito e manifesta una vis anticreazionistica, che sarebbe avvalorata dalla “filosofia prima” dell’evoluzionismo. Negli ultimi decenni sono stati numerosi gli studi volti a sostenere una “creazione senza Dio”. In varie forme di specismo e in genere nell’antispecismo è arduo leggere il riconoscimento dello statuto creaturale del cosmo, e l’implicazione che gli enti creati portino in sé qualche modalità di essere a immagine e somiglianza del Creatore. La critica rivolta alla dignità dell’uomo conduce alla dissoluzione del concetto di persona: esso rimane come semplice termine del linguaggio che però, svuotato di ogni significato reale, è nominalistico. Ora, se Dio e il regno degli spiriti è negato, l’uomo non potrà più “stare in mezzo”, ma verrà respinto solo nel mondo dei corpi, corpo anch’esso. In base alla teoria dell’evoluzione e al suo senso materialistico immanente, l’uomo non è più confine tra due regni, ma ricompreso completamente in quello della corporeità e della mortalità. In tal modo la necessaria ecologia dell’uomo, in cui questi deve rispettare la sua propria natura, verrà confinata al momento corporeo dell’umano dove non esiste differenza tra essere umano e animale, e la tecnica cercherà di spadroneggiare.

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